Buonanotte, Caramello, dormi bene che domani ci aspetta una grande giornata, gliela faremo vedere noi chi è davvero il toro più bello”, disse Fernando, il pastore della vallata occidentale.

Fernando parlava in quel modo perché aveva saputo che, nella vallata vicina, il pastore Carlo si vantava di avere un toro così bello da far invidia a tutti.
Carlo era deciso a dimostrarlo durante l’annuale Festa delle Vallate.

La Festa delle Vallate è un evento in cui allevatori, agricoltori e pastori si riuniscono per esibire i migliori frutti del raccolto e gli animali più belli.
Da quest’anno, inoltre, è stata introdotta per la prima volta una nuova categoria dedicata ai tori, che verrà inaugurata con grande curiosità.

Muuuu”, rispose Caramello, un toro unico nel suo genere, noto per il suo manto di un colore che richiamava quello del caramello. Vedendo Fernando allontanarsi verso casa, Caramello si guardò intorno e, sospirando, disse tra sé: “Finalmente, non ce la facevo più a muggire. Ogni volta che quel pastore mi ronza intorno devo fare quel verso, come fossi un uccellino che ripete solo ‘cip cip’!”. Ad ogni modo, ora posso pensare tranquillamente a domani” disse ricomponendosi.

All’annuale festa delle vallate rivedrò finalmente mio fratello!”.
Ancora con questa storia?”, intervenne un uccellino appollaiato su un albero lì vicino.
Chiudi il becco, piccolo pennuto! Se scendi qui, ti faccio saltare tutte le piume!”, tuonò Caramello. Poi aggiunse, con tono più calmo: “Mio fratello sarà lì questa volta, me lo ha detto l’asino della vallata vicina”.
Ancora credi a quel somaro?”, rispose sarcastico l’uccellino. “Mi fido di lui. Sono certo che mio fratello domani, sarà lì!”, ribadì girando le spalle. Si diresse verso la sua piazzola preferita e, guardando le stelle, si addormentò. “Spero che tu abbia ragione, caro Caramello,” mormorò tra sé l’uccellino.

Caramello aveva perso le tracce di suo fratello quando erano cuccioli, separati da un allevatore che li aveva affidati a due pastori differenti. Erano così simili che, all’interno della cucciolata, venivano costantemente confusi. L’unico modo per distinguerli era una piccola voglia a forma di arachide sul manto del fratello. Non a caso, suo fratello si chiamava Arachide.

Il giorno dopo, Fernando e Caramello si svegliarono di buon mattino e si incamminarono verso la piazza dove si sarebbe tenuta la festa.
Dormito bene?”, chiese Fernando accarezzando il toro. “Molto ben… ehm, muuuu!”, rispose imbarazzato Caramello. “Per poco non mi scopriva”, pensò tra sé. “Io ho dormito poco, ero molto teso. Secondo me, potremmo vincere la gara dell’animale più bello della vallata. Il mio Caramello non avrà rivali!”.

Arrivati in piazza, si diressero verso un chiosco in legno dove Fernando registrò Caramello per la gara. Dopo aver compilato tutte le scartoffie, i due iniziarono a girare tra i chioschi e i banchetti della festa.
Caramello osservava attentamente tutti gli animali, nella speranza di trovare suo fratello. “Non sarà difficile trovarlo” disse tra sé “dopotutto, siamo gli unici con questo bellissimo manto”. “Vola basso!”, lo rimbeccò l’uccellino, comparso improvvisamente in piazza.

Non vantarti troppo!
Anche qui?” sbottò Caramello. “Sempre e dovunque!” replicò con grande sfacciataggine.
Se scendi qui, ti faccio vedere io! Ti suono l’Adagio di Albinoni a suon di incornate”.
Ci credo ben poco,” disse l’uccellino con supponenza “Ad ogni modo, sei riuscito a trovare tuo fratello?
Ancora no, ma non temere sto chiedendo a tutti gli animali qui presenti, anche se hanno dialetti diversi”, disse confusamente.

"Oh Caramello ma sei tu!" disse una ragazzina in lontananza, “ti sei allontanato dal recinto di Carlo”. “Signorina forse si sta confondendo con un altro toro”, disse Fernando con tono sospettoso. “I miei occhi non mi tradiscono, lui è il toro del pastore Carlo”, asserì la ragazzina. “Mio fratello è qui!”, pensò sorpreso e felice Caramello.

Signori, un caloroso benvenuto all’annuale Festa delle Vallate!”, risuonò la voce del vecchio sindaco attraverso i vecchi megafoni della vallata, interrompendo la conversazione tra Fernando e la ragazzina.
Vi invitiamo a raggiungerci in piazza: stiamo per consegnare per la prima volta nella nostra storia il premio dedicato al toro più bello delle vallate,” annunciò con fierezza il sindaco.

Alcuni rumori confusi si diffusero nella piazza, come se il microfono fosse caduto a causa di un movimento brusco. “Ma che diavolo fai?”, sbraitò il sindaco, per poi aggiungere: “Come? Devo annunciare subito il vincitore?”. “Sì, signore” sibilò una voce, probabilmente quella di un assistente impacciato. “Scusate, miei cari concittadini, mi dicono che è già il momento di annunciare il vincitore!”, confermò il sindaco, visibilmente emozionato.

E il vincitore è… CARAMELLO, prego il vincitore di raggiungerci qui”, rumore di microfono “e levati dai piedi”. “Sentito Caramello, abbiamo vinto!” esultò Fernando.
Al toro però non interessava, il pensiero della presenza del fratello lì era l’unica cosa che gli importava.

Mentre si dirigevano verso la piazza, le persone li acclamavano i due durante la loro marcia trionfale.
Caramello sapeva che avrebbe potuto davvero incontrare il fratello in quel momento. Una volta arrivati lì, ad aspettarli c’era una folla festante e il sindaco con una piccola coppa da consegnare. In quel momento, Caramello vide un toro identico a lui.

Era come guardarsi allo specchio: il manto, gli occhi, le zampe e persino le corna, erano identici. Caramello ne era certo, era il fratello scomparso tanti anni prima e si stava dirigendo verso di lui con il suo padrone Carlo, uno degli allevatori più importanti delle vallate.
Oh ma qui c’è un piacevole pri-pro-quo,” commentò imbarazzato il sindaco. “A chi dovremmo consegnare il premio?”, continuò sussurrando al suo assistente. L’assistente non sapeva bene cosa dire, perché i due tori erano praticamente identici.

Carlo prese la parola: “Chiaramente quel toro è un impostore!
Ma cosa dici, in tutte le vallate lo sanno chi è il vero Caramello!”, rispose seccato Fernando. Da quel momento un’accesa discussione animò la piazza, con le persone che avrebbero voluto dire la loro. Caramello, oscurato dal litigio tra Fernando e Carlo, si spostò per guardare meglio il presunto fratello, cercando la famosa voglia a forma di arachide. Scrutò il manto dell’altro toro a fondo, finché non vide una piccola macchia, proprio a forma di arachide.

Caramello, preso dalla gioia, non riuscì a contenersi: “Arachide, sei proprio tu!” Il suo urlo di gioia riecheggiò nella piazza. La folla si zittì, tutti fissarono lo sguardo su Caramello. “Il toro parla?”, disse una bambina sorpresa.

Fernando non sapeva cosa dire, era rimasto di sasso. “Nessuno mi chiamava Arachide da tanto tempo!”, rispose l’altro toro, il fratello di Caramello. “Anche l’altro toro può parlare? Ma che sta succedendo?”, esclamò un contadino, cercando di sostenere sua moglie svenuta. “Sì, anche noi possiamo parlare! Non facciamo Muuuu tutto il giorno, manco fossimo uccellini che fanno cip cip!”, replicò seccato Caramello.

Fratello, sono anni che ti cerco! Ho chiesto di te a tutti gli animali delle vallate!”, disse emozionato. “Quando ci hanno separato, il nostro allevatore ci ha dato lo stesso nome, nonostante la mia voglia evidente a forma di arachide,” spiegò Arachide.
Avevo cercato di inviarti un messaggio, ma non ci sono mai riuscito… fino a qualche giorno fa, quando un uccellino mi ha detto di conoscerti. Così l’ho informato che sarei stato qui oggi.
Quel piccolo pennuto…”, pensò Caramello. Poi disse: “Ora, però, abbiamo tante cose da dirci. Vieni con me, fratello, mi sei mancato tanto.

Arachide si avvicinò al fratello, e i due cominciarono a incamminarsi insieme verso la vallata. Qualcuno cercò di far partire un timido applauso, ma fu subito interrotto da sguardi severi.
Un fotografo scattò una foto, con lo sguardo ancora attonito e sorpreso. “Caramello, torna indietro!”, gridò Carlo. “Ma quale?”, replicò Fernando. “Ma non lo so, entrambi, Caramello!” “E ora questo premio a chi lo diamo?”, chiese il sindaco. “Potete consegnarlo a me!”, dichiarò l’uccellino con fierezza, atterrando sulla coppa che il sindaco teneva tra le mani. “Eh sì, anche l’uccellino sa parlare, ed è bello come il sole.

Mentre l’uccellino si godeva le luci della ribalta, i due fratelli si allontanavano. Per loro, il premio più bello era già arrivato: si erano ritrovati e non si sarebbero mai più lasciati.

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